Museo dell'Arte Contemporanea Italiana in Esilio

MUSEO DELL'ARTE CONTEMPORANEA ITALIANA IN ESILIO

Il progetto ideato da Cesare Pietroiusti, in collaborazione con Alessandra Meo, Mattia Pellegrini e Davide Ricco, intende raccogliere su tutto il territorio italiano opere realizzate da personalità singole o collettive che svolgono attività creative sorprendenti, eterodosse, fuori dai circuiti della comunicazione mediatica.
Il Museo non avrà una sede fisica fissa: concepito come entità nomade sarà esiliato presso istituzioni museali e associazioni culturali estere.

giovedì 27 ottobre 2011

Gli inizi - primavera 2010


“…oppure ho da un po’ di tempo nel cassetto il progetto per un museo in esilio… però quello è un po’ più grosso e da sviluppare. L’idea è quella di cercare in tutta Italia quegli artisti che operano ai margini, fuori dal sistema: nelle cliniche psichiatriche, nelle carceri, in piccoli paesi di provincia, o quegli artisti che volenti o nolenti sono esclusi dai circuiti ufficiali dell’arte contemporanea. Vorrei costituire una collezione da portare in giro fuori dall’Italia.”
[Cesare Pietroiusti, un pomeriggio d'aprile]

Da dove iniziare?
Un account di posta elettronica, un testo standard a cui cambiare solo il nome del “caro” destinatario e il gioco è fatto: centinaia di richieste e centinaia di segnalazioni. Il Museo è in gestazione, indietro non si torna.

Giungono, attesi, i primi dubbi: le personalità segnalate devono essere consapevoli del loro essere artisti? Si intendono indagare le dinamiche culturali, economiche e sociali che determinano lo star dentro o fuori dal sistema o si vuole effettuare una ricerca che verte sulla qualità di opere dalla visibilità limitata?

Si intende svolgere una ricerca e creare un osservatorio o si vuole realizzare un vero e proprio museo? Quali sono i criteri di selezione delle opere segnalate? Le personalità segnalate devono essere consapevoli del loro essere artisti?

Il punto è che non si vuole entrare in diretta polemica con un sistema che soffre la spettacolarizzazione – e quindi lo svuotamento o l’occultamento dei contenuti trattati – e che negli ultimi decenni ha visto risucchiare nell’ufficialità qualunque tentativo di porvisi in contrasto. Si vuole “utilizzare” il sistema, agire nelle sue pieghe, nei suoi vuoti per smuovere le acque e portarvi nuovo humus.

Ogni quesito, dubbio, richiesta di chiarimento, ci spinge, nello strabismo di questa ricerca, a seguire direzioni cangianti, il progetto è in continua evoluzione. Nelle risposte ai nostri interlocutori continuiamo a dire che non abbiamo fissato alcun paletto, il materiale documentario che ci giunge viene visualizzato, commentato e archiviato così come le storie di vita degli artisti segnalati.
[Davide Ricco]

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